Alessio Cipollone

Avrete letto la notizia: LinkedIn ha rimosso annunci di lavoro pubblicati… da intelligenze artificiali! 🤖
Dietro c’è il caso di “Ella”, un profilo fittizio con il badge #OpenToWork, che si presentava come “l’esperto di marketing perfetto”: niente pause caffè, zero errori e promesse di “superare qualsiasi team umano”.

📌 La storia in breve
I profili sono stati creati da Marketeam, un’azienda israeliana che vende “agenti AI” per sostituire risorse umane nel marketing. La risposta di LinkedIn? «Gli utenti vogliono interagire con persone reali, non avatar».

💡 Ma perché sta facendo discutere?
La vicenda non è solo curiosità tech: solleva domande cruciali sul futuro del lavoro:

Fino a che punto possiamo automatizzare relazioni e creatività, ambiti tipicamente umani?
Come distinguere un annuncio “vero” da uno gestito da un’AI?
Quali rischi ci sono per le aziende che usano profili fake, soprattutto in termini di trasparenza e reputazione?

🔍 Il lato oscuro (che nessuno ti dice)
C’è un vuoto normativo: in Italia, ad esempio, non esistono regole chiare su come etichettare contenuti generati dall’AI. E se un’azienda usasse chatbot per simulare colloqui? O peggio, per bypassare contratti e garanzie per i lavoratori?

🌐 Il mio consiglio per le aziende (e non solo) 🛠️

Verificate sempre chi c’è dietro un annuncio (soprattutto se promette “perfezione” a costi irrisori).
Usate l’AI come alleata, non come sostituta: automatizza i task ripetitivi, ma lascia alle persone strategia, empatia, problem solving.
Attenzione alla compliance: in Europa, il GDPR e il Decreto Lavoro potrebbero sanzionare pratiche ingannevoli.

🤔 E voi cosa ne pensate?